[Testo] Episodio 126: Il Delicato Equilibrio tra Attenzione e Consapevolezza

Mindfulness può essere un concetto difficile da afferrare.

Si, sappiamo che riguarda lo stare nel momento presente, il prestare attenzione, il non giudicare. Ma quali sono realmente i processi cognitivi coinvolti quando siamo presenti e consapevoli?

Credo che spiegare quei processi possa essere utile a chi medita. Fino a qualche tempo fa però non disponevo del linguaggio adatto per poterne parlare. Quando parlavo con qualcuno di Mindfulness, la definivo semplicemente “consapevolezza del momento presente”.

Poi ho scoperto il libro “La Mente Illuminata” di John Yates e sono rimasta colpita dalla sua straordinaria capacità di spiegare in modo semplice e diretto i processi cognitivi della Mindfulness. Quello che sto per raccontare riprende in buona parte i contenuti di quel libro, spero possa aiutare a capire meglio cosa accade nella nostra mente quando siamo in uno stato di presenza consapevole.

Cominciamo col dire che la Mindfulness è il risultato di un equilibrio tra due importanti funzioni cognitive che operano a livello della nostra coscienza. La prima si chiama “attenzione focalizzata”, e la seconda “consapevolezza”.

Per comprendere sia l’una che l’altra, e la relazione che intercorre tra le due, immagina di essere in una situazione nella quale sei molto concentrato su qualcosa. Ad esempio, sei in biblioteca e in un libro hai appena trovato un passaggio che stravolge la tua comprensione dell’argomento che stai studiando. Il risultato è che sei totalmente immerso nel testo che hai davanti agli occhi.

L’abilità cognitiva che stai usando in quel momento si chiama attenzione focalizzata. L’aspetto più importante da sottolineare è che questo tipo di attenzione può essere diretta soltanto su un oggetto alla volta. Pensala come un raggio laser che puoi puntare in un’unica direzione alla volta. Se vuoi che illumini un oggetto diverso, devi ri-puntarlo altrove. Non puoi puntarlo su due oggetti contemporaneamente.

La tua attenzione focalizzata è come un raggio laser. I monaci buddisti lo sanno da millenni e la scienza occidentale oggi lo conferma. Questo tra l’altro è il motivo per cui l’idea di multitasking è, di fatto, un’illusione. Per quanto tu possa avere l’impressione di prestare attenzione a più oggetti contemporaneamente, quello che accade in realtà è che sposti molto rapidamente la tua attenzione da uno all’altro. Così facendo però sprechi parte della tua “energia cognitiva”, concetto su cui tornerò tra un attimo.

Mentre focalizzi l’attenzione sul libro che hai davanti, la tua consapevolezza ti dà continuamente informazioni sull’ambiente in cui ti trovi. È come un radar che lavora sullo sfondo della tua percezione. Anche se sei concentrato sul testo che stai leggendo, “sai” comunque di essere in una biblioteca, “sai” se è mattina o sera e “sai” che c’è silenzio intorno a te. Nonostante questo “sapere” sia ai margini della tua percezione, è molto importante.

La consapevolezza controlla continuamente l’ambiente circostante e ne registra gli stimoli, stimoli che a volte possono anche diventare più importanti del libro che stai leggendo. Ecco perché quando la tua visione periferica nota un movimento brusco e improvviso, alzi automaticamente lo sguardo dal libro giusto in tempo per vedere che qualcuno ha inciampato sul cavo del computer. Questa funzione cognitiva rappresenta un importante tratto evolutivo, utile per rilevare potenziali minacce e altri cambiamenti ambientali che potrebbero richiedere la tua attenzione.

La caratteristica della consapevolezza è che, a differenza dell’attenzione focalizzata, non si appoggia su un singolo oggetto. Il suo compito è monitorare l’ambiente, sia interno che esterno, e rilevare stimoli potenzialmente significativi.

A proposito di ambiente interno, la consapevolezza a volte gioca brutti scherzi. Ad esempio, quando inizi a meditare e ti concentri sul respiro, la consapevolezza può distoglierti da questa intenzione andando appresso a pensieri che sembrano più importanti. È proprio per questo che a volte invece di seguire il respiro ti ritrovi a pensare come risolvere un problema di lavoro o un conflitto con il partner.

Attenzione focalizzata e consapevolezza sono tutt’e due abilità cognitive importanti e funzionano meglio se lavorano in coppia. Quando prima ho detto che la Mindfulness è il risultato di un equilibrio, intendevo dire questo. Quello che cerchiamo di ottenere è proprio l’equilibrio tra attenzione focalizzata e consapevolezza aperta.

La difficoltà che molti incontrano nel coltivare la Mindfulness è data dal fatto che sia l’attenzione focalizzata che la consapevolezza si alimentano della stessa energia, quella che prima ho chiamato energia cognitiva. È importante capire che l’energia cognitiva è una risorsa limitata, che si esaurisce e deve essere ripristinata.

In quanto risorsa limitata, molti di noi non ne hanno abbastanza per alimentare sia l’attenzione focalizzata che la consapevolezza. Quello che accade allora è che utilizziamo male quell’energia investendola sull’una O sull’altra funzione cognitiva e creando così uno squilibrio tra le due.

Se utilizziamo troppa energia cognitiva per focalizzare l’attenzione, rischiamo di perdere consapevolezza di ciò che accade intorno a noi. Un esempio può essere quello di una persona che scrive messaggi sul telefonino mentre cammina per la strada e come risultato va a sbattere contro un semaforo.

D’altra parte quando tutta la nostra energia mentale la utilizziamo per monitorare l’ambiente circostante, l’attenzione focalizzata può risentirne. È quella sensazione che a volte abbiamo di avere la mente un po’ sparpagliata mentre cerchiamo inutilmente di concentrarci sul nostro lavoro.

La meditazione di Mindfulness è quindi una particolare tipologia di allenamento mentale che mira a ripristinare l’equilibrio tra attenzione focalizzata e consapevolezza. L’idea è mantenere l’attenzione sull’oggetto che abbiamo scelto senza però perdere di vista il contesto in cui ci troviamo.

Per arrivare a questo risultato il praticante lavora sull’aumentare la propria energia cognitiva. La logica alla base di questo lavoro è la stessa dell’allenamento fisico. Più ti alleni, più la muscolatura acquisisce la forza necessaria per fare certi movimenti. Allo stesso modo più mediti, più la tua energia cognitiva sarà in grado di sostenere contemporaneamente sia l’attenzione focalizzata che la consapevolezza.

Un altro aspetto importante del training di Mindfulness è imparare a lavorare con intenzione. Prima di arrivare a questo stadio, noterai che la tua attenzione salta da un oggetto all’altro senza controllo, guidata non dalla tua volontà ma da processi automatici della mente inconscia. L’idea della meditazione è imparare a mantenere la tua attenzione dove vuoi che stia. Questo ti permette di fare scelte consapevoli anche quando stimoli imprevisti entrano nel tuo campo percettivo.

La Mindfulness è il risultato di una collaborazione equilibrata tra la componente “attenzione” e la componente “consapevolezza” del processo cognitivo. Spero che questa spiegazione possa aiutarti a vedere la Mindfulness non come qualcosa di esoterico ma come un preciso stato mentale che può contribuire al tuo benessere.