[Testo] Episodio 124: Questo Pensiero Mi Fa Bene?

Ogni volta che esco da un periodo di depressione o di ansia, mi chiedo se non me le sono inventate. E se una come me, che ha sempre avuto una salute mentale un po’ precaria, arriva ad avere dei dubbi sulla propria depressione e ansia, allora non sorprende che le cosiddette malattie invisibili siano circondate dallo stigma e dall’incredulità.

Ne ho parlato con la mia terapeuta, e mi ha detto che “è come cercare di ricordare com’è essere malata quando stai bene, e com’è stare bene quando sei malata”.

Per quanto faccia fatica a ricordare, oggi credo di essere più attenta ai segnali e alle sensazioni fisiche dell’ansia e della depressione. Di solito inizio svegliandomi di notte o rimanendo insonne a letto con un peso nel petto, una sensazione di freddo nello stomaco e a volte anche un formicolio nelle anche e nei polsi. Si, sono un po’ strana! Provo queste sensazioni da quando ero bambina, e ricordo che lo dicevo anche a mia madre, che mi prendeva sul serio a tal punto da parlarne con il dottore. Il dottore però ripeteva sempre che erano sintomi dovuti alla crescita o forse soltanto un mio capriccio per non andare a scuola. Da adulta ho collegato le due cose, e cioè che inizio ad avere quelle sensazioni quando sono preoccupata e i miei pensieri vanno al passato e al futuro, che poi è più o meno come dire che “quel giorno non ho voglia di andare scuola”.

Avendo attraversato diverse volte il confine tra benessere e malattia mentale, ho imparato che la Mindfulness può aiutarmi a non affogare nel mare dei miei pensieri.

La definizione di Mindfulness che sento più mia è “riconoscere che non sei i tuoi pensieri”. Una volta che ti distanzi dai tuoi pensieri, li puoi osservare senza farti travolgere. A questo proposito, il libro “Il potere di adesso” di Eckart Tolle è straordinario.

Come lavoro con la Mindfulness? Faccio una pausa con respiri lunghi e profondi così metto spazio tra me e i miei pensieri. Sono diventata brava a farlo, ovvio quando la vita non è troppo stressante. Se le cose si fanno pesanti, la Mindfulness è più difficile da praticare, ma è proprio allora che ne abbiamo più bisogno.

Quando sento che un’emozione forte o la mia reazione a un pensiero sta per trascinarmi in un vortice d’ansia, ho bisogno di qualcosa di più di una serie di respiri consapevoli. In quel caso, se la mente è molto confusa, ho imparato a farmi una domanda semplice:

QUESTO PENSIERO MI FA BENE?

Non fa bene all’umanità o a qualcosa di grande, ma più semplicemente fa bene a me in questo momento? Cerco di essere molto pratica e il meno emotiva possibile. E dopo aver risposto si o no (e quasi sempre la risposta è no), esprimo parole di gratitudine in modo che la mia mente possa nutrirsi di un sentimento che mi aiuta a crescere e mi dà gioia.

Spesso questo espediente mi è di grande beneficio. È come un leggero schiaffo in faccia che mi riporta alla consapevolezza anche in situazioni turbolente.