[Testo] Episodio 104: Mindfulness? Più Facile (e Più Difficile) Di Quanto Sembra

All’inizio del 2018 ho deciso che volevo saperne di più della meditazione di Mindfulness e volevo portare più consapevolezza nella mia vita di tutti i giorni. Non potevo immaginare in quale impresa mi stavo imbarcando.

Spesso i meditatori dicono che la Mindfulness è così semplice che chiunque può praticarla sempre e ovunque, ma allo stesso tempo è così difficile da richiedere un’intera vita di pratica. Per me all’inizio il solo stare seduta immobile per cinque minuti è stata una bella sfida, figuriamoci prestare attenzione al respiro. Lasciamo perdere poi l’idea di svuotare la mente, nel mio caso troppo trafficata e affollata di pensieri.

Poco a poco, però, negli ultimi mesi la pratica seduta si è trasformata da una fatica in qualcosa che non vedo l’ora di fare e di condividere con gli altri. È diventato il mio modo di resettarmi sia emotivamente che mentalmente, un modo per svuotarmi di tutta la spazzatura accumulata nelle 12 o 24 ore precedenti. Anche se in realtà diventare più consapevole ha significato soprattutto non caricarmi più di tutta quella spazzatura mentale ed emotiva.

La metafora che preferisco per descrivere gli effetti della pratica è quella di un barattolo di vetro pieno d’acqua limacciosa. Quando lo scuoti l’acqua si intorbidisce. Ma se appoggi il barattolo da qualche parte e lo lasci fermo per un po’, lentamente il fango precipita sul fondo e l’acqua diventa limpida. Così succede nella meditazione.

Medito solo da pochi mesi, ma la mia acqua è già decisamente più limpida. Sono meno ansiosa, meno sopraffatta dagli eventi della vita, più grata; mi arrabbio di meno, sono meno reattiva e più paziente verso me stessa e verso gli altri. E sono anche più consapevole del turbinio di pensieri che mi frullano in testa e dell’effetto che possono avere sulle mie emozioni e sui miei comportamenti.

La differenza rispetto a prima non la noto solo io, ma anche la mia famiglia. L’altro giorno mio figlio più grande mi ha detto “ultimamente sei molto più disponibile e accogliente, mamma. Grazie.” Un mattino, appena sveglia, sono entrata subito in modalità “fare” senza sedermi a meditare. Quando alle 7 ho cominciato a strofinare il microonde, mio marito ha preso la sua tazza di caffè e arretrando lentamente verso la porta della cucina ha detto “stamattina ti farebbe bene meditare un po’”.

Va detto comunque che Mindfulness non vuol dire raggiungere un risultato o ottenere qualcosa, quanto invece essere pienamente presenti a ciò che c’è in ogni momento della propria vita e fare del proprio meglio per accoglierlo.

Solo quando ho iniziato a meditare, mi sono resa conto di quante strategie avessi sviluppato prima per evitare di essere presente e consapevole.

Ad esempio, non sedermi mai nemmeno per un attimo a riposare, ma invece fare sempre cose, sbrigare faccende, tenermi sempre impegnata in qualsiasi attività che mi desse la sensazione di realizzare qualcosa; fuggire in mondi immaginari attraverso la scrittura o i libri; progettare la prossima vacanza, la prossima avventura, il prossimo fine settimana; preoccuparmi per il futuro o ripensare ossessivamente al passato; in generale, perdermi nelle mie storie mentali ogni volta che il mio corpo si fermava.

Tutte queste strategie mi rubavano molta energia, lasciandomi stressata e spossata anche quando di fatto la mia vita scorreva tranquilla e senza particolari scossoni.

Liberarmi di queste abitudini poco salutari non è stato facile.

Tempo fa, durante la meditazione, ho sentito salire della rabbia. Non ho capito il perché di questa rabbia finché non ho letto una frase di Pema Chodron. La Chodron paragona il cammino verso l’illuminazione a un progressivo spogliarsi. È un togliere, dice, non un aggiungere. È un continuo aprirsi e arrendersi.

In termini cristiani lo potremmo chiamare un morire a sé stessi. E non è per niente piacevole, specialmente quando ciò che lasci andare è una dipendenza, e quelle abitudini lo sono. Sono modalità ossessive di relazionarmi al mondo così intrecciate con il mio modo di essere che mi sembrano vere, reali. Prima di iniziare a meditare non riuscivo a vederle per quello che sono. Sto iniziando solo ora.

Essere consapevole di queste dipendenze, accettarmi per come sono adesso, non ricorrere più alle mie vecchie strategie di evitamento, tutto questo è molto più di una semplice intenzione per il nuovo anno. È il lavoro di una vita.