[Testo] Episodio 069: Le 5 Buone Abitudini per Coltivare Mindfulness

Un tempo argomento riservato a monaci buddisti e yogi tibetani, Mindfulness è oggi una parola che compare sulle copertine di molte riviste.

Gli esperti di Mindfulness abbondano. Il che non è di per sé un fatto negativo, visto che non esiste un unico riferimento per vivere una vita più consapevole, ma il problema principale che affligge le applicazioni moderne della Mindfulness è l’enfasi sui benefici personali che si possono ottenere dalla pratica. Che l’obiettivo sia ridurre lo stress, migliorare le prestazioni lavorative o sconfiggere l’insonnia, la Mindfulness viene troppo spesso proposta semplicemente come una tecnica per raggiungere il proprio benessere individuale.

Qui troverai qualcosa di diverso. Non la risposta definitiva, ma un insieme di suggerimenti utili che si rifanno tutti alla metafora del coltivare l’orto. Gli orti crescono grazie al contributo di diversi fattori, tra cui il giardiniere, i semi, il terreno e una folta schiera di organismi utili e di parassiti. Preso da solo però, nessuno di questi fattori è in grado di far prosperare un orto.

La maggior parte di noi cura l’orto per puro piacere. Non misuriamo le piante ogni giorno o ogni settimana. Non registriamo quanto ha prodotto il nostro orto al termine della stagione. Ci fa piacere vederlo crescere. Sospiriamo nel renderci conto degli errori commessi durante la semina, e facciamo del nostro meglio per rispondere ai cambiamenti climatici e alle aggressioni di predatori e parassiti che possiamo soltanto tentare di prevenire. Evitiamo di vantarci troppo quando assaggiamo un pomodoro particolarmente succoso perché, in fin dei conti, non abbiamo fatto altro che permettere alla Natura di fare il suo corso. Il raccolto è sempre più abbondante di quanto siamo in grado di consumare.

Ecco l’elenco delle cinque buone abitudini che possono favorire un abbondante raccolto di Mindfulness:

1. Presta attenzione al flusso, non allo stato

La scoperta di gran lunga più importante quando coltiviamo la consapevolezza è che tutto cambia. Il fluire è costante e ogni stato momentaneo è impermanente. Proprio come il tuo orto oggi non è lo stesso di ieri, tu non sei la stessa persona anche solo di un secondo fa. Non puoi sapere in anticipo chi sarai domani. Come esseri che si muovono continuamente nello spazio e nel tempo, funzioniamo meglio se prestiamo la massima attenzione al fluire delle cose, pronti a vivere ogni istante in modo sempre nuovo, liberi dal passato e dalla presunzione di sapere cosa ci riserva il futuro.

Un modo semplice per farlo è prendere l’abitudine di pronunciare tra sé e sé ad ogni occasione possibile la parola “attenzione”, intesa nel senso più ampio possibile. La nostra attenzione sarà sempre parziale rispetto alla totalità di ciò che sta accadendo, ma questa non è una buona ragione per non provare a fare del nostro meglio.

Nella pratica di Mindfulness, fare il proprio meglio è sempre più importante rispetto a quanto si riesce effettivamente ad essere presenti.

2. Abbandona l’idea di migliorare te stesso

Come ha detto Krishnamurti cinquant’anni fa, l’idea di migliorare se stessi ha radici nel giudizio e nell’invidia. La tua vita è comunque degna di essere vissuta e tu sei perfetto così come sei. Il tentativo consapevole di diventare un essere umano più virtuoso nasconde soltanto violenza e vanità, e neanche un briciolo di virtù. Chiunque può far crescere un orto, e per coltivare Mindfulness non hai bisogno di diventare di più o di meno di quello che già sei. Non coltivi Mindfulness per migliorare te stesso. Coltivi Mindfulness per stare nel mondo in un modo che sia di beneficio per te e per tutti gli esseri.

Come per la raccolta dei pomodori, i benefici della Mindfulness hanno tanto più valore quanto più sono condivisi con gli altri. Non c’è alcun premio in palio né alcun bisogno di quantificarli. I benefici personali dovrebbero essere considerati come utili effetti collaterali. Se invece li fai diventare l’obiettivo principale della tua pratica, è sicuro che fallirai.

3. Ascolta

Ascoltare è forse l’abilità umana più importante. Il concetto di “ascolto attivo” – ovvero la capacità di ascoltare le parole dell’altro con tale attenzione da poterle riformulare senza alcuna perdita di senso – andrebbe imparato ben prima di imparare a digitare su una tastiera. È curioso che nelle nostre comunicazioni elettroniche, un modo per rinforzare questa abilità sia quello di allontanare le dita dalla tastiera mentre elaboriamo il messaggio che l’altro ci ha scritto. Se impariamo a farlo, miglioreremo parecchio la nostra capacità di ascolto anche nelle conversazioni reali. Pensare a cosa dire prima che l’altro abbia finito di parlare è un’abitudine innata, ma che è meglio smantellare se vogliamo offrire al mondo la nostra attenzione totale e consapevole.

Prima di rispondere può essere utile lasciare che le parole dell’altro, una volta dette, nuotino per un po’ in mezzo ai tuoi pensieri. Per provare a metterti nei suoi panni.

Quando metti qualcuno nella condizione di esprimersi, non avere fretta di interromperlo.

4. Assumiti la responsabilità prima di parlare o agire

Nella nostra cultura assumersi la responsabilità è qualcosa che di solito facciamo dopo aver detto o fatto qualcosa di inappropriato. L’approccio orientato alla Mindfulness, invece, ci invita ad assumerci la piena responsabilità prima di dire o fare qualcosa. Se ci assumiamo la responsabilità siamo più portati ad agire in modo ponderato e a non dire cose che non abbiamo valutato con attenzione.

Coltivare questo approccio nelle relazioni con gli altri ci aiuterà ad osservare i nostri pensieri e le nostre emozioni mentre accadono. Fondamentalmente ci aiuterà ad assumerci la responsabilità di come comunichiamo con noi stessi. Impareremo a riconoscere quei messaggi che sono inutilmente critici, giudicanti o frutto di un’immagine distorta di noi stessi. Messaggi che potremo liquidare in quanto incompatibili con un approccio Mindfulness.

5. Non giocare mai per vincere

James Carse è un filosofo – poco conosciuto – del ventesimo secolo che ha scritto un libro interessante intitolato “Giochi finiti e infiniti”. Nei giochi finiti l’obiettivo è vincere, in quelli infiniti l’obiettivo è continuare a giocare. Questa seconda tipologia di gioco descrive bene cosa significa coltivare la Mindfulness e raccoglie in sé le quattro abitudini descritte finora. Una volta interiorizzate, possono essere riassunte con la frase “non giocare mai per vincere”.

L’invito però non va confuso con una qualche forma di austerità o di ascetismo. Quando si arriva a comprendere che il confine tra sé e altro è, nel migliore dei casi, sfumato, vuol dire che il gioco è cambiato. Si è trasformato da un gioco competitivo, dove è importante vincere, in un gioco dove siamo disponibili a dare il nostro contributo per un mondo di benessere, di bellezza e di ispirazione.

Nella vita la vera prosperità è sempre condivisa, e non c’è nulla di più “mindful” che prendere parte anima e corpo a un gioco infinito.