[Testo] Episodio 144: Tutto Cambia, Perché Resistere?

Ho una tazza da caffè che arriva da Blue Hill, nel Maine. L’ho ricevuta in regalo da degli amici di famiglia per il mio primo matrimonio.

Mio marito di allora era un professore universitario alto e longilineo, che amava andare in barca, bere e fare belle foto di noi quando eravamo molto più giovani. Oggi guardo quelle immagini e mi stupisco di come eravamo. Per farla breve, a un certo punto lui si è costruito un aereo, ha volato per alcuni anni poi un giorno si è schiantato.

E con lui si è schiantato anche il mio breve matrimonio. Parliamo di oltre mezza vita fa.

E la tazza da caffè è ancora qui. È di un blu meraviglioso con sfumature di grigio, lo stesso colore dell’orizzonte oltre la baia quando non soffia un filo di vento. Quando è meglio usare i remi invece che la vela per muoversi sull’acqua e vedere qualche sgombro. Pesce ormai quasi scomparso. Parliamo tanto di cambiamento climatico senza avere però prove concrete. E invece il mare è cambiato parecchio. I ricci attaccati alle rocce che rendevano pericoloso nuotare e uscire dall’acqua sono spariti. Così come le stelle marine. Ogni tanto si vede qualche calamaro, pesce che piace tanto al mio nipotino di dieci anni. In realtà di anni ne ha nove ma ne aggiungo uno per non farmi sorprendere dal passare del tempo. Uso lo stesso trucco con me. Aggiungo sempre mezzo anno alla mia età così che la prossima settimana quando ne compirò 59 sarò già abituata al nuovo numero. A mio nipote sarebbero piaciuti tanto i ricci e il modo in cui usano gli aculei per muoversi. E i gusci dei ricci, ricoperti di minuscole escrescenze appuntite che al tatto sembrano ricami o frasi scritte in braille.

Purtroppo di ricci non ce ne sono più ed è inutile desiderare che ce ne siano ancora. Io però lo spero sempre. E a volte mi sporgo dal molo come un anziano che si abbandona ai ricordi del passato e immagino ricci e stelle marine di un rosso brillante.

Ricordo anche le stelle. Salpavamo dalla costa in Agosto per andare sugli isolotti disabitati. E il cielo stellato sopra di noi era come un’enorme coperta luccicante. Ogni tanto una stella cadeva e svaniva. La superficie dell’acqua era tutta uno scintillio fosforescente e la cima dell’àncora era come un sentiero luminoso verso il fondo del mare. Ora sogno una vacanza dove poter ammirare il cielo stellato, immersa in un buio selvaggio sotto quello spettacolo di immensa bellezza.

Alcune cose non possono tornare. Ad esempio il mio matrimonio un po’ precario. Altre sono sempre lì, semplicemente nascoste. Le stelle.

E nonostante tutto la tazza da caffè è ancora qui.

L’impermanenza è quella meravigliosa caratteristica della realtà che pervade tutto con un senso di urgenza. Nei suoi discorsi sull’impermanenza, il grande monaco della foresta thailandese Ajahn Chah faceva l’esempio della sua tazza da tè. Diceva: la sua forma è perfetta per la mia mano. La tengo e la ammiro. Ma mentre la guardo, so già che un giorno si romperà. Proprio perché conosco il suo destino ne godo appieno adesso. E quando non ci sarà più, non ci sarà più. Ajahn Chah accettava il fatto che in quel momento la tazza era nella sua mano e dopo chissà. La sua totale ammirazione derivava anche dal comprendere che prima o poi la tazza si sarebbe rotta.

Ci aggrappiamo a tante cose. Vogliamo che rimangano sempre uguali. E tuttavia, i fiori appassiscono, gambe e braccia si irrigidiscono, la vista si fa sfuocata. Possiamo osservare il passare del tempo con meraviglia invece che con angoscia? Evitiamo di guardarci allo specchio per non vedere l’età che avanza, come se questo avesse qualche effetto. Quando l’unica cosa che provoca è un senso di amarezza.

Anche la quercia pluricentenaria che sovrasta i campi di calcio dove ogni anno i ragazzi corrono appresso a un pallone perde le foglie e i rami. Per quanto quei cambiamenti avvengano in tempi diversi rispetto ai nostri, dimostrano che anche gli alberi secolari sono in continua trasformazione.

Tutto cambia. E in questo c’è della bellezza. Prova a rimanere aggrappato a come sei adesso: sai bene come andrebbe a finire, giusto? Ma lo facciamo tutti, combattiamo l’inevitabile. Speriamo di poter mantenere le cose così come sono con la sola forza di volontà. Finché non possiamo più. E la tazza si rompe.

Come sarebbe se potessi vedere tutte le cose per quello che sono, fermi immagine di una sequenza in costante movimento? Semplici schiocchi di dita?

Riconoscere l’impermanenza come una caratteristica fondamentale della realtà ha un valore, ed è che quando le cose vanno bene, puoi goderne ora, in questo istante. Perché questo istante passerà. Meglio essere pienamente presenti.

E quando le cose vanno male, puoi attingere alla tua saggezza più profonda e ricordarti che anche quelle passeranno.

Il tuo animo potrebbe essere pervaso da una certa leggerezza, per nulla insopportabile.