[Testo] Episodio 099: Sull'Attitudine di Non Giudizio

Seneca, filosofo e politico di epoca romana, sosteneva che “il potere della mente è di essere inconquistabile”. Frase forte, che lo stoicismo considera come una verità.

L’attitudine non giudicante trasforma quel potere in una pratica. Il filosofo francese Pierre Hadot sostiene che tale attitudine “consiste essenzialmente nel rifiuto di avvalorare ogni rappresentazione che non sia oggettiva e fenomenologica”.

Cosa significa?

Gli stoici ritenevano che la percezione del mondo avvenisse in due fasi: l’impressione e il giudizio.

L’impressione è la rappresentazione primaria di qualcosa, la sensazione o il pensiero che sorge immediatamente dopo il contatto attraverso i sensi. Quando osservo la stanza in cui sono, mi appare una tazza di té caldo sul tavolo. L’impressione può avere un contenuto sia rappresentazionale (“c’è una tazza di té caldo sul tavolo”) che qualitativo (“è una cosa buona che ci sia una tazza di té caldo sul tavolo”).

La seconda fase è il giudizio. È a questo punto che stabiliamo se la nostra prima impressione è vera. Vedo una tazza sul tavolo e ne concludo che, di fatto, c’è una tazza sul tavolo.

Marco Aurelio lo spiega con un esempio: non raccontarti nulla di più di quanto ti dicono i dati sensoriali che percepisci con la prima impressione. Se ti viene detto che tizio ti ha parlato alle spalle, questo è ciò che ti viene detto. Non ti viene detto che qualcuno ti ha fatto un torto.

Quando percepiamo le cose, possiamo farlo consapevolmente senza aggiungere giudizi negativi superflui. Come nell’esempio di Marco Aurelio, puoi percepire qualcuno che ti dice che tizio ti ha parlato alle spalle. Questa è una descrizione oggettiva di come sono andate le cose, niente di più. È la rappresentazione primaria. A questa, potresti aggiungere un giudizio di valore, ad esempio che parlare alle spalle è un comportamento disdicevole. Ma non devi farlo per forza.

Spesso i giudizi di valore si insinuano nelle nostre impressioni. Può essere difficile notarli. Per gli stoici disciplinare il giudizio vuol dire essere consapevoli degli schemi di pensiero e delle convinzioni. Vuol dire renderci conto dello spazio che separa le nostre impressioni dai giudizi che ne diamo. Questa abilità può essere sviluppata con la meditazione di Mindfulness o anche con un diario della consapevolezza.

Quando ci alleniamo a rappresentare il mondo in modo oggettivo e fenomenologico senza condire tale rappresentazione con giudizi approssimativi e superflui, diventiamo inconquistabili. Per dirla con le parole di Pierre Hadot, a quel punto disponiamo di una “cittadella interiore”. Ovvero di un confine che persone e cose non possono superare, un’inviolabile fortezza di libertà dentro ciascuno di noi. E poiché con i giudizi e le azioni possiamo modulare le nostre risposte agli eventi della vita, siamo liberi.