[Testo] Episodio 161: La Libertà di Semplicemente Essere

La prima frase dello Yoga Sutra di Patanjali è stata tradotta così: “la meditazione è la pratica del silenziare la mente allo scopo di sperimentare la vera natura della realtà”.

La meditazione viene erroneamente considerata come l’atto del silenziare attivamente i pensieri. Questo comporta che ci sia un soggetto silenziatore separato dal pensiero che deve essere silenziato. Tale idea di meditazione implica uno sforzo per controllare il proprio flusso mentale.

Ma quando meditiamo con l’obiettivo di silenziare i nostri pensieri, chi è il silenziatore?

Prima che il Buddha raggiungesse l’illuminazione, aveva provato svariati metodi per controllare la mente, ma nessuno aveva funzionato. In uno dei suoi discorsi racconta:

Come un lottatore afferra la testa del suo avversario per impedirgli di muoversi, allo stesso modo coi denti stretti e la lingua aderente al palato ho cercato di costringere la mente con la mente. Così facendo ero madido di sudore. E per quanto avessi volontà in abbondanza e mantenessi uno stato di presenza, il mio corpo e la mia mente erano stremati da tali sforzi. Questa pratica ha generato altre sensazioni dolorose e non ho potuto domare la mia mente.

Di fatto non c’è una reale differenza tra il pensatore e il pensiero. Rincorrere i nostri pensieri e cercare di sopprimerli non è molto diverso da quello che fa un cane che rincorre la propria coda.

Cosa succederebbe se un giorno il cane riuscisse a prendersi la coda? Si renderebbe conto che non c’è alcuna separazione tra la coda e sé stesso. Allo stesso modo, cosa succederebbe al pensatore che riuscisse ad afferrare i propri pensieri? Si renderebbe conto che non c’è alcuna differenza tra pensatore e pensieri.

In primis si renderebbe conto che non c’è nulla da controllare. Che non esiste una cosa come i pensieri che vanno altrove, così come non esiste che un cane rincorra la propria coda perché la coda non se n’è mai andata via da lui.

Proviamo a riflettere un attimo su questo punto. Solo allora ci renderemo conto che l’unica cosa che possiamo fare in meditazione è niente.

Smetti di cercare di controllare i tuoi pensieri e smetti di cercare di meditare.

Un’altra versione della prima frase dello Yoga Sutra di Patanjali descrive la meditazione come la cessazione dei pensieri e non come il loro silenziamento. Cessazione per sua natura implica una sorta di non-azione. Non è un’interruzione attiva del flusso di pensieri, semplicemente si smette di provare a fermarli. Non comporta alcuno sforzo ed elimina la separazione tra pensatore e pensiero.

Una volta che smettiamo di provare a fermare i pensieri, accade qualcosa di incredibile. Il controllo si trasforma in consapevolezza.

Consapevolezza implica osservazione. Ascoltare, osservare e sentire con tutto il nostro essere. Una mente che non viene costretta a calmarsi può rilassarsi quanto basta per poter dimorare nel momento presente in uno stato di piena attenzione.

I problemi iniziano quando cominciamo a chiederci come controllare la nostra mente, o come essere presenti. Non c’è alcun metodo o sistema che possa aiutarci a meditare, semplicemente perché l’Io che vuole applicare un metodo non è diverso da ciò che vuole controllare con quel metodo. È come mettersi un guinzaglio al collo.

La parola sanscrita per Mindfulness è “smriti” che significa “ricordare”. Mindfulness è semplicemente ricordarsi di tornare al momento presente. Essere consapevoli del nostro corpo e della nostra mente in modo non giudicante e non dualistico. Lasciare che le cose siano così come sono. Detto questo, ti lascio con una semplice pratica di consapevolezza, per la quale ringrazio Thich Nhat Hanh. La pratica dice così:

Inspirando, so che sto inspirando. Espirando, so che sto espirando.
Inspirando, mi sento calmo. Espirando, mi sento a mio agio.
Inspirando, sorrido. Espirando, lascio andare le mie preoccupazioni.
Inspirando, dimoro nel momento presente. Espirando, so che è un momento meraviglioso.

La bellezza di questa meditazione, essenziale nella sua forma, sta proprio nella sua semplicità. Non propone alcuna dottrina e non pretende di darci alcun metodo per diventare liberi o acquisire poteri particolari. Ci permette di non farci portare via dai nostri pensieri, e di essere pienamente consapevoli del nostro corpo e della nostra mente così come sono. Solo quando ci sbarazziamo del nostro guinzaglio, possiamo iniziare a raccogliere i frutti della meditazione.

Quella è la vera libertà.