[Testo] Episodio 173: Diventare Amici di Noi Stessi

È difficile essere gentili con sé stessi, soprattutto in periodi di forte stress. Ma imparare ad esserlo può essere profondamente curativo.

Immagino che se mi stai ascoltando sei una persona gentile; che ti comporti bene con le persone che fanno parte della tua vita, che tratti i tuoi amici, i tuoi familiari e anche gli sconosciuti con cura e considerazione. E nonostante a volte possa essere faticoso, per quelle persone ci sei sempre, giorno dopo giorno.

Ma scommetto anche che la persona che hai più difficoltà a trattare con gentilezza e compassione sei tu. Tutto l’amore e il calore che spargi intorno a te raramente lo rivolgi verso te stesso.

Nel migliore dei casi ti trascuri, lavori troppo, metti i bisogni di tutti prima dei tuoi, e giri come una trottola finché sei esausto. Nel peggiore, sei molto critico con te stesso, ti rimproveri per ogni trasgressione vera o presunta, ti dai dello stupido e in generale te la prendi con te stesso come se fossi il tuo peggior nemico.

Quello che dico sempre ai miei pazienti è che proprio perché è così potente e produce effetti benefici così profondi sulla nostra salute fisica e mentale, la gentilezza ha un enorme valore. C’è una vasta letteratura scientifica che dimostra chiaramente l’impatto trasformativo di stati mentali come la gentilezza e la compassione.

E allora perché è così difficile trattare te stesso come tratti gli altri, anche se razionalmente sai che è cosa buona e giusta. Prima di tutto perché non è la parte razionale del tuo cervello quella che ce l’ha con te. Nella terapia degli schemi quella parte viene chiamata il Critico interiore. Vive nelle aree più primitive ed emotive del cervello, come il sistema limbico.

Questa parte critica di te ripete ancora oggi i messaggi che hai ricevuto da bambino da genitori severi o troppo esigenti. Se ti hanno detto che eri debole, svogliato o un disastro totale, questo purtroppo è ciò che ti dirà il tuo Critico. In ogni caso è di fondamentale importanza ricordarsi sempre che nella maggior parte dei casi quei messaggi tossici non sono veri.

Solo perché una madre nervosa e irascibile ti ha detto qualcosa quando avevi quattro anni non vuol dire che quel qualcosa sia reale. E le offese che tuo padre sempre ubriaco ti ha urlato addosso quando avevi dieci anni raccontano più di lui che di te. Fai come se la tua vita dipendesse dal NON credere affatto a quei messaggi tossici del passato, cosa che di fatto è vera.

Un altro aspetto da considerare è che quando sei ansioso o arrabbiato, la tua corteccia prefrontale si spegne. Letteralmente. Il motivo è che ansia e rabbia segnalano all’organismo un pericolo e quando questo accade subentra la reazione di attacco o fuga. In quel caso la tua corteccia prefrontale si disattiva finché il pericolo non è passato. Il suo compito infatti non è quello di reagire velocemente per salvarti la vita, ma piuttosto quello di risolvere equazioni e scrivere romanzi. Questa è anche la ragione per cui quando sei ansioso la tua mente è ottusa e annebbiata, proprio perché il tuo cervello pensante ha smesso temporaneamente di funzionare.

Visto quindi che per la maggior parte di noi è così difficile essere gentili e benevolenti verso noi stessi, come si può imparare ad esserlo? Nei miei tanti anni di professione come terapeuta mi sono avvalso di decine di tecniche per aiutare i miei pazienti a trattarsi con la medesima cura e rispetto che rivolgono agli altri. Alcune funzionano meglio di altre. La più efficace e quella che ha dato risultati costanti nel tempo è quella che ci permette di coltivare la gentilezza.

Prima ho parlato di quanto siamo bravi ad essere gentili con gli altri. La buona notizia è che l’area cerebrale che si attiva in quei casi è la stessa che si attiva quando siamo gentili con noi stessi. Tradotto, vuol dire che da un punto di vista neurofisiologico abbiamo già tutto ciò che ci serve, dobbiamo solo imparare a trattare noi stessi come trattiamo un caro amico. Prova i suggerimenti che sto per darti. Dal momento che ciascuno attiva una precisa funzione neurobiologica, ti raccomando di applicarli nello stesso ordine in cui te li dico.

Il primo suggerimento è di modificare la postura del corpo. Lascia che le tue spalle si spostino indietro in modo da aprire il petto. Siediti con la schiena diritta ma allo stesso tempo rilassata, come se ci fosse un filo invisibile che dalla parte superiore della testa ti stira verso l’alto.

Il secondo suggerimento è di respirare. Fai delle lente e profonde inspirazioni ed espirazioni, quattro secondi ciascuna. Lascia che il tuo stomaco si espanda e si contragga con ciascun respiro. Questo innesca il tuo sistema nervoso parasimpatico, che a sua volta attiva una reazione opposta a quella di attacco o fuga.

Il terzo suggerimento è di aiutarti col contatto fisico amorevole. Mettiti una mano sul cuore. Fallo con un tocco gentile, amichevole, confortante, come faresti con un amico sconvolto. Senti il calore sul palmo della mano e immagina di estenderlo al tuo cuore per dare conforto a tutte le tue parti spaventate e sofferenti.

L’ultimo suggerimento è di parlare a te stesso con parole compassionevoli, come faresti con un amico in difficoltà. Fai in modo che la tua voce sia calda, morbida e lenta. Il tono che usi è importante quanto le parole stesse. Puoi dirti cose del tipo “so che è un momento faticoso per te, è difficile, vedo quanto sei spaventato. Ma è tutto OK, non sei solo. Ci sono qui io. Mi prendo cura di te. E ti aiuterò a uscirne fuori…”.

Quando uso questa tecnica con i miei pazienti o con me stesso, ogni volta si sentono più calmi, più leggeri, più in pace. È importante ricordare che non si tratta di passare da uno stato di forte ansia ad uno di calma Zen. L’idea è di provare a sentirsi un po’ più calmi, un po’ più leggeri, un po’ più in pace. Questo risultato è senz’altro alla portata, e più pratichi, più diventa efficace.

Prova questa tecnica quando ti senti ansioso, stressato, triste o sconvolto. Può aiutarti a gestire qualsiasi emozione difficile.

In questi tempi così complicati per tutti noi, ti dedico un pensiero affettuoso e amorevole: possa tu essere felice, possa tu essere libero dalla sofferenza e dalle sue cause, possa tu essere al sicuro e in buona salute.