[Testo] Episodio 053: Come Vivere Una Vita Consapevole

Voglio sfatare un mito riguardante il vero significato dell’espressione “praticare Mindfulness”. E voglio condividere qualche suggerimento su come portare la Mindfulness nella vita di tutti i giorni.

L’equivoco più diffuso sulla Mindfulness è che si può praticare solo seduti a terra su un cuscino. Cioè, a meno che non siamo seduti su un cuscino nella posizione del loto, con gli occhi chiusi, la schiena eretta, i pollici e gli indici che si sfiorano, e le mani appoggiate sulle gambe, non stiamo praticando Mindfulness. Senza dubbio questo è un modo collaudato ed efficace di praticare Mindfulness. Ma non è l’unico.

Mi piace suddividere la meditazione di consapevolezza in tre tipologie, ciascuna delle quali può aumentare la nostra capacità di essere presenti.

1. Meditazione formale: è quella a cui mi riferisco quando parlo di “sedersi sul cuscino”. Implica ritagliarsi volontariamente un tempo e uno spazio da dedicare alla pratica meditativa. Questo tempo ci dà modo di osservare la nostra mente e di comprendere e riflettere sulle nostre tendenze abituali con gentilezza e curiosità invece che con atteggiamento giudicante.

2. Meditazione informale: un aspetto straordinario della Mindfulness è che la puoi applicare ad ogni azione che fai durante il giorno: cucinare, pulire, camminare, parlare con un amico, guidare – qualsiasi cosa. Così facendo miglioriamo di continuo la nostra capacità di stare nel momento presente e alleniamo la mente a dimorare nel qui e ora invece di tornare al passato o proiettarsi nel futuro come fa di solito. L’idea di base è questa: non bisogna stare seduti in qualche posto particolare per poter prestare attenzione in modo non giudicante a ciò che accade dentro e fuori di noi. Meditazione informale vuol dire che possiamo coltivare uno stato di presenza consapevole in ogni istante della nostra giornata, non importa cosa stiamo facendo.

3. Vivere consapevole: iniziamo a vivere in modo consapevole quando la nostra regolare pratica di Mindfulness – formale e informale – impatta positivamente la nostra relazione con noi stessi e con gli altri. A quel punto la Mindfulness diventa sia una pratica che uno stile di vita. Non parlo necessariamente di meditazione, ma degli effetti secondari che ne derivano. Infatti, intraprendere un cammino di meditazione formale e informale, ci dà la possibilità di coltivare un modo di essere e di vivere che incarna principi propri della Mindfulness quali ad esempio la gratitudine, l’amorevole gentilezza e la compassione. Per quanto io stessa incoraggi i miei pazienti a praticare di più sia in modo formale che informale, il fulcro del nostro lavoro insieme è questa terza tipologia del vivere consapevole.

Per quanto mi riguarda, l’essenza del vivere consapevole è riassunta in questa frase di Viktor Frankl:

Tra stimolo e risposta c’è uno spazio. In questo spazio si trova il nostro potere di scegliere la risposta. Nella risposta si trovano la nostra libertà e la nostra crescita.

Alla luce di questa definizione, Mindfulness si può tradurre come fermarsi e fare una pausa prestando attenzione allo spazio che c’è tra un evento (lo stimolo) e come scegliamo di relazionarci ad esso (la risposta).
Questo istante in più può davvero fare la differenza. Questa pausa può innescare la nostra scelta consapevole di essere presenti in ogni momento. Tutto ciò è vero a prescindere da dove o con chi ci troviamo in quel momento – a casa con i nostri figli, da soli in macchina, al lavoro con i colleghi.

In ogni situazione possiamo scegliere di reagire da uno spazio di paura e forse anche di rabbia, oppure di rispondere più consapevolmente. Reagire è un comportamento automatico e a volte anche impulsivo. Non è adattivo e spesso porta a maggiore stress e tensione. Al contrario, rispondere rappresenta un approccio più consapevole e può includere l’ascolto attivo e un modo di esprimersi più pacato. Ma per potere rispondere invece di reagire dobbiamo Fermarci – Fare un respiro – Notare ciò che sta accadendo e poi Continuare.

Anche un solo istante che ci permetta di fare un passo indietro, osservare ciò che c’è e valutare una risposta più efficace, può fare un’enorme differenza.

Quando non siamo in una situazione di pericolo imminente ma: 1) il nostro sistema nervoso simpatico si sta comunque preparando ad agire una reazione automatica di attacco o di fuga; 2) il nostro corpo è pronto a rilasciare un fiume di ormoni dello stress; 3) la nostra mente ruggisce in preda a rabbia e risentimento, prima di reagire istantaneamente è importante che ci fermiamo, facciamo un respiro, notiamo ciò che sta accadendo e poi continuiamo.

Paradossalmente, fermandoci anche solo per un istante ci stiamo in realtà muovendo. Stiamo tornando a noi stessi e al contempo stiamo andando incontro al mondo con maggiore presenza e un’attitudine più consapevole.

Più pratichiamo il vivere consapevole, più le nostre relazioni e le nostre esperienze si arricchiscono, più possiamo crescere e fiorire.