[Testo] Episodio 120: L'Arte di Fare Una Cosa Alla Volta

Quando è stata l’ultima volta che hai chiuso gli occhi e hai assaporato appieno il cibo che stavi mangiando? Quando è stata l’ultima volta che hai distinto il cumino dal coriandolo, il croccante dal fragrante, il vellutato dal cremoso? Quando è stata l’ultima volta che ti sei concesso il piacere di una simile esperienza? L’esperienza non solo del gustare, ma del godere il cibo.

È impossibile godere di qualcosa mentre si sta facendo altro. Godere implica un’esperienza totalizzante. Ci lasciamo rapire dal momento presente e ci permettiamo di sentire tutto ciò che quel momento ha da offrire. La maggior parte di noi presta un’attenzione così speciale al cibo solo in circostanze particolari. Di fatto, un’attenzione così insolita, a prescindere che sia rivolta al cibo o ad altri oggetti, viene praticata soltanto in occasioni speciali.

Fare una cosa alla volta non è il nostro modo di agire abituale. Invece di abbandonarci al piacere di un pasto delizioso, tendiamo più spesso a trangugiarlo mentre scorriamo le notizie del giorno, guardiamo un video su Netflix o smaltiamo del lavoro arretrato. Si tratta di un comportamento disfunzionale che mira a far stare quante più cose possibili nel minor tempo possibile. Invece di apprezzare fino in fondo ogni singola esperienza, vivere diventa così una serie di situazioni sbiadite che si accavallano una sopra l’altra. Forse perché siamo impazienti o forse perché siamo convinti che non ci siano alternative – che nella vita di oggi, così complessa e dove tutto avviene simultaneamente, non ci possiamo permettere il lusso di fare una cosa alla volta. Nella maggior parte dei casi, però, questa convinzione è solo un’idea, una bugia che trasformiamo nel nostro modo di essere. Diventiamo creature multitasking non perché non possiamo permetterci la semplicità, ma perché ci viene spontaneo. Abbiamo a portata di mano mille distrazioni e siamo stati condizionati a non dire mai di no.

Esiste una mole impressionante di studi scientifici sul multitasking. Non si contano più gli articoli che ne mettono in luce le conseguenze, che vanno dagli errori diagnostici in campo medico a una riduzione della materia grigia. Considerati questi effetti negativi, si potrebbe pensare che l’atteggiamento opposto, cioè quello di fare una cosa alla volta, dia invece benefici che vanno al di là del semplice gustare appieno il cibo che mangiamo. Se consideriamo la meditazione come un’espressione del “fare una cosa alla volta”, allora le prove diventano schiaccianti.

La meditazione è una pratica che affina le qualità di consapevolezza e attenzione attraverso il concentrarsi sul respiro o su qualche altro oggetto. È difficile. È noiosa. La mente è alla continua ricerca di stimoli, stimoli che non trova nel respiro, e quindi si distrae andando appresso ad ansie, progetti, speranze, delusioni e sogni. Continua a distrarsi finché non si rende conto che l’attenzione non è più sul respiro. A quel punto la riporta indietro e via, si riparte di nuovo.

Secondo John Yates, rinomato docente di meditazione e neuroscienze, il divagare della mente è qualcosa che non possiamo controllare volontariamente. Nel suo libro La Mente Illuminata ci offre uno spunto per rimettere insieme i frammenti della nostra attenzione:

Non possiamo controllare volontariamente quanto a lungo rimanere concentrati su un oggetto. C’è un processo inconscio che soppesa l’importanza di ciò su cui ci stiamo concentrando rispetto ad altri possibili oggetti d’attenzione. Se un oggetto è sufficientemente importante o interessante, l’attenzione rimane stabile. Se invece qualcosa d’altro viene giudicato più importante o interessante, l’equilibrio si rompe e l’attenzione se ne va altrove.

Per quanto questo processo di valutazione sfugga al nostro controllo cosciente, possiamo comunque influenzarlo attraverso intenzioni consapevoli. Già solo l’intenzione di osservare un oggetto e di riportare lì l’attenzione ogni volta che ci distraiamo fa sì che alleniamo quel processo inconscio ad aiutarci a rimanere concentrati in modo più stabile.

Se vogliamo prendere l’abitudine di fare una cosa alla volta, è importante iniziare con un’intenzione forte e chiara. Non si può fare altrimenti. Non possiamo smettere volontariamente di distrarci. Non siamo immuni al fascino e alla dipendenza dalla tecnologia. Quello che possiamo fare però è coltivare l’intenzione forte e chiara di assaporare fino in fondo il cibo che mangiamo, di sederci senza mettere mano al telefonino, di leggere un libro in silenzio o di camminare per strada con gli occhi rivolti all’orizzonte. Se nella nostra mente coltiviamo queste intenzioni, agiremo per realizzarle, e più lo facciamo, più diventa facile. Il tutto si può sintetizzare in una semplice formula:

le intenzioni creano azioni mentali, e azioni mentali ripetute diventano abitudini mentali.

Sul sentiero che ci porta a riprendere il controllo dell’attenzione, gli alleati più efficaci che abbiamo sono impegno e costanza.