Il nostro cervello è alla continua ricerca di schemi basati su esperienze passate. Quando ne trova uno, riproduce sensazioni, pensieri e comportamenti corrispondenti. Si chiama condizionamento, un sistema che si è affinato nel corso di milioni di anni di evoluzione. Il condizionamento si rivela utile in molte situazioni. Ci permette di comunicare con gli altri, di guidare una macchina, o di riconoscere quando qualcuno è triste.
Altre volte il condizionamento non è così utile. Ciascuno di noi ha abitudini disfunzionali. Ripetiamo azioni e scelte che non porteranno a nulla o che addirittura potrebbero risultare controproducenti. Alcune di queste risposte condizionate non ci sembrano neppure frutto di una scelta; semplicemente ci sembrano ciò che siamo. Possiamo addirittura difendere alcuni di questi comportamenti con frasi del tipo “Non posso farci niente, sono fatto così”. Versione semplificata di: “Se solo immagino di agire in modo diverso, sto male, perciò agisco come ho sempre fatto” oppure “Semplicemente mi dimentico di provare ad agire in modo diverso” o anche “Non saprei proprio come comportarmi in modo diverso”. Sofferenza reale o immaginata, affermazioni definitive su chi siamo, e confusione sono tutti espedienti che la mente condizionata utilizza per tenerci lontani dallo sperimentare nuove strategie.
Come esseri umani, siamo costantemente soggetti a impulsi sotto forma di sensazioni e pensieri. Quando prestiamo attenzione, però, abbiamo scelta. E quello che scegliamo può rinforzare il condizionamento o liberarcene. Consapevolezza e accettazione dei nostri impulsi ci danno l’opportunità di valutare ciò che è più appropriato prima di scegliere una risposta. A volte questa può essere così semplice come lasciare andare e non fare niente.
Tutto quello che facciamo è pratica. Diamo costantemente forma alle nostre vite e alle nostre menti in base a come spendiamo il nostro tempo e a dove rivolgiamo le nostre energie. Essere presenti a ciò che accade dentro e fuori di noi, momento dopo momento, in modo affettuoso e non giudicante, ci offre l’opportunità di liberarci dai condizionamenti e scegliere la vita che vogliamo praticare.
]]>Vedere direttamente significa scoprire. Entra in gioco una energia nuova. L’energia si libera quando non c’è fuga, non c’è resistenza, né opposizione a ciò che accade nel momento presente. Essere qui, ora, è semplicemente vedere, ascoltare, sentire, fare esperienza di tutto, senza bisogno di diventare niente.
La palestra per praticare questa osservazione diretta, calda e gentile è il mio corpo, i miei pensieri, le mie emozioni. La mia vita.
Secondo Wilfred Bion, psicanalista del Novecento, la verità è il motore di ogni sano sviluppo mentale, è cibo per la mente: «un sano sviluppo mentale sembra dipendere dalla verità come l’organismo vivente dipende dal cibo; se la verità manca, la personalità si deteriora».
Anche Osho è sulla medesima lunghezza d’onda: «tutte le culture e tutte le civiltà ci hanno insegnato a reprimere i problemi; in questo modo, con il tempo, se ne diventa inconsapevoli, al punto che ce ne si dimentica e si pensa che non esistano. La strada da percorrere è esattamente quella opposta. Rendi qualsiasi problema qualcosa di totalmente cosciente e proprio in quell’essere cosciente, nel tuo focalizzarti su di esso, si dissolve!»
Talvolta vivo altrove, dentro mondi immaginari creati dalla mia mente. La pratica di Mindfulness è un salutare bagno di realtà.
]]>Non basta la nuda attenzione, quindi. Non basta la tecnica. L’attitudine e le qualità del cuore che infondiamo nella pratica sono altrettanto importanti, e fanno la differenza.
Mindfulness come mero strumento clinico validato scientificamente, allora? No, grazie.
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