[Testo] Episodio 022: Mindfulness e Relazioni

Innamorarsi è facile, rimanere innamorati, quella è la cosa difficile.

Pilotare un aereo è senza dubbio difficile, ma con un adeguato addestramento, un sufficiente numero di ore di volo e un certificato finale di idoneità, un giorno potresti diventare un ottimo pilota. Allo stesso modo, imparare a cucinare non è semplice, ma con l’aiuto di qualche video su YouTube e di un buon numero di ricette con cui provare e riprovare, prima o poi potresti cucinare qualcosa di buono. Ma chi ci insegna ad amare? Non è nei programmi scolastici e, che io sappia, non esistono tutor specializzati nell’insegnare agli esseri umani come “funzionare” in una relazione. Per la maggior parte di noi, stare in una relazione è un’impresa irta di difficoltà.

L’idea di amore e di relazione, spesso, si forma in giovane età, in base a quello che osserviamo attorno a noi – in particolare i nostri genitori – finché diventiamo grandi, iniziamo a leggere romanzi e guardiamo qualche scena de “Le pagine della nostra vita”. Vediamo attorno a noi persone che parlano dei loro sentimenti, emozioni, sogni, speranze e iniziamo a immaginare che forse un giorno potremo anche noi vivere qualcosa di simile. Col passare del tempo le nostre idee sull’amore si mischiano con le delusioni patite e si rinforzano delle convinzioni maturate per dare vita alla nostra personale ricetta di una relazione ideale con un partner ideale. Ricetta che molti di noi raramente mettono in discussione.

Non sorprende quindi che così tante relazioni falliscono poco dopo la luna di miele iniziale. Ci diciamo che ci siamo disamorati. Passiamo dal messaggiarci ogni giorno al non rispondere più alle sue telefonate per chiederci di passare a prendere il latte. Quello che un tempo adoravamo del nostro partner, oggi ci infastidisce oltre misura.

Ma la “luna di miele” di ogni relazione è semplicemente uno stato di Mindfulness più intensa, intendendo con Mindfulness la nostra capacità di stare nel momento presente con curiosità e compassione. E tutti ricordiamo quei periodi di luna di miele, all’inizio vuoi passare più tempo possibile con il tuo partner, cerchi in ogni modo di conoscerlo un po’ di più; “quale colore preferisci?”, “quale film ti ha fatto piangere?”, “hai mai visto Le Pagine Della Nostra Vita?”. Aspetti con pazienza le sue risposte e gli offri la tua totale curiosità. Al partner piace tantissimo questa attenzione, in cuor suo pensa “è sempre così attento a tutto quello che dico e faccio!”. Poi capita che si dimentica dell’appuntamento con te oppure non ricorda più dove ha messo le chiavi, e tu mosso da compassione gli offri il tuo aiuto e ci ridi sopra “è così distratto!” Sei davvero interessato al tuo partner, sei presente per lui e nutri nei suoi confronti sentimenti di compassione e comprensione.

Mindfulness è la fondamentale capacità umana di essere pienamente presenti, consapevoli di dove siamo e di cosa stiamo facendo, senza essere oltremodo reattivi o sopraffatti da ciò che accade attorno a noi. Non è qualcosa di esotico che devi spendere ore a capire o che puoi trovare soltanto dall’altra parte del globo. È disponibile per te, e per il tuo partner, ora.

In che modo allora una vita consapevole può aiutarti a coltivare una relazione più gratificante per te e il tuo partner?

Punto 1: la tua prima relazione è con te stesso.

Per prima cosa chiediti: sono in questa relazione perché ho paura a stare da solo? In molti testi spirituali, gli insegnamenti di base riguardano la natura della nostra relazione più importante, quella con noi stessi. Ci viene chiesto di ascoltare, di essere pazienti e di comprendere i nostri pensieri, le nostre abitudini e le nostre tendenze comportamentali così da poter sviluppare compassione per quelle parti di noi che non ci piacciono tanto. Solitudine, rabbia, paura, gelosia – esistono in tutti noi, qualcuno ne è consapevole, altri no. Avere una relazione davvero importante e significativa dipende dalla nostra capacità di stare da soli, e di starci bene. Una persona presente e consapevole riconosce quando si sta appoggiando al proprio partner per colmare un senso di mancanza. Possiamo allora decentrarci da questo pensiero poco salutare e fare più chiarezza portando attenzione alle nostre tendenze. Non possiamo cambiare ciò che non vediamo, quindi diventare più attenti e consapevoli è di vitale importanza.

Punto 2: sii presente.

Qui non c’è bisogno di spiegazioni. Come possiamo entrare in relazione con noi stessi e con i nostri partner se nemmeno ci siamo? E sai di cosa sto parlando, Susan. Leggere i post su Facebook mentre il tuo partner ti chiede com’è andata la giornata o continuare a guardare la partita in televisione quando il tuo partner ti ha chiesto per l’ennesima volta di portare fuori l’immondizia, non è essere presenti. È essere assenti. Le relazioni non possono fiorire nell’assenza, fioriscono quando ci siamo per il nostro partner. Mettete da parte il cellulare quando siete fuori a cena insieme e dedicate un tempo stabilito, mattina sera o meglio ancora tutt’e due, ad essere pienamente presenti per il vostro partner.

Punto 3: ascolta semplicemente per ascoltare

Siamo programmati per cercare problemi. Sistemare le cose. Il fatto è che a volte non abbiamo bisogno di qualcuno che risolva i nostri problemi, ma semplicemente di qualcuno che ci ascolti. Ascoltare i nostri partner è un potente esercizio di presenza e amore. Quando ascoltiamo dispieghiamo la nostra capacità di comprendere. E le relazioni davvero significative prosperano quando ci capiamo l’un l’altro, quando comprendiamo le nostre speranze, le nostre paure, le nostre ansie e le situazioni che ci innescano. Quando ascoltiamo profondamente possiamo comprendere non soltanto ciò che ci viene detto a parole, ma anche ciò che ci viene detto con gli occhi e con il corpo. Un ascolto attento e consapevole ci apre ad un livello di connessione molto più profondo.

Punto 4: compassione.

Compassione, o Karuna in lingua Pali, è la capacità che ognuno di noi ha non solo di empatizzare con un altro essere umano, ma di aiutarlo sinceramente a soffrire meno. Nasce dall’ascolto e dalla comprensione. È la nostra capacità di aiutare il nostro partner a sentirsi meglio dopo una giornata di lavoro stressante o dopo che qualcosa è andato storto. È anche la nostra capacità di comprendere che è un essere umano, non semplicemente un corpo col quale conviviamo. Un essere umano che come noi sperimenta la paura, la speranza, l’ansia e la fatica emotiva. Vedere il nostro partner come un essere umano può cambiare profondamente la natura di una relazione, perché vediamo in lui ciò che vediamo in noi. Un essere umano imperfettamente perfetto che cerca di fare il proprio meglio con ciò di cui dispone. Qualcuno che fa errori quando è impaurito, confuso o stanco. Attraverso la lente della compassione possiamo capire meglio noi stessi, e capirci meglio l’un l’altro.

Punto 5: tutto passa.

Lungi dal vedere l’impermanenza – ovvero il fatto che tutto ha una fine – come un motivo di tristezza, essa può in realtà essere alquanto liberatoria. Per me e per la mia relazione quella sull’impermanenza è stata la pratica più trasformativa. Sapere che il tempo con i nostri partner è, in un modo o nell’altro, limitato, implica che non dobbiamo per forza farci prendere ogni volta dai piccoli stress della nostra vita. Una discussione sull’asse del water lasciato sollevato o sul fatto che lei compra sempre nuovi cuscini. Accettare il fatto che il nostro tempo insieme arriverà prima o poi a una fine ci dà la liberta di vivere le nostre giornate con il nostro partner con un senso di amore e gratitudine genuini.

La verità è che il nostro tempo è limitato. Possiamo scegliere di passarlo intrappolati nella nostra mente o possiamo scegliere di vivere una vita piena di ciò che è davvero importante.

Una vita all’insegna dell’attenzione e della consapevolezza ci permette di essere pienamente presenti a ciò che accade dentro e attorno a noi, alle persone e alle situazioni che viviamo, il tutto mentre navighiamo gli alti e bassi dell’esistenza con un autentico senso di calma, compassione e chiarezza.