[Testo] Episodio 028: La Bellezza Della Scomodità

Noi esseri umani siamo creature che amano la comodità. Guardate il mondo d’oggi e provate a convincermi del contrario. Cerchiamo sempre il massimo grado di comodità possibile. Ma quando stiamo troppo comodi, finiamo per inventarci problemi che altrimenti avremmo ignorato. Allo stesso modo, quando eliminiamo difficoltà e scomodità dalla nostra esistenza, anche le più piccole seccature diventano dei drammi e ci dimentichiamo di essere grati alla vita.

Un semplice esempio: immaginate di essere a passeggio per New York cent’anni fa distribuendo telefonini. Sareste visti come dei maghi. Un oggetto così potente, frutto di millenni di innovazione umana, lascerebbe scioccati. Renderebbe la vita più comoda e semplificherebbe parecchio muoversi, contattare persone e trovare informazioni. Sarebbe come un dono divino.

Questa reazione sarebbe dovuta quasi esclusivamente al fatto che cent’anni fa l’essere umano non aveva né la conoscenza né la necessità di dare per scontata una tale invenzione. Noi, invece, diamo per scontato tutto il superfluo della nostra epoca. Ci siamo così abituati al superfluo che abbiamo dimenticato quanto siamo fortunati ad essere come siamo e ad avere ciò che abbiamo. Sopravvivere e indulgere nel superfluo è ormai così alla portata di tutti che anche persone molto povere possono abbuffarsi di cibo e diventare obese. La carenza di saggezza spirituale che caratterizza il mondo d’oggi deriva anche da questa sovrabbondanza.

In passato la spiritualità si è sviluppata anche come meccanismo di adattamento a periodi di difficoltà. Senza difficoltà non possiamo trascendere la nostra materialità e sperimentare i livelli più profondi dell’esistenza. Quando ciò accade sentiamo la vita come priva di significato e superficiale – sarà un caso che consumismo, nichilismo ed esistenzialismo sono tutti figli della modernità? È importante confrontarsi con idee scomode come morte, malattia e invecchiamento per imparare appieno come vivere. Il solo fatto che possiamo fare ciò che vogliamo non significa che lo dobbiamo fare.

A volte penso che il mondo moderno potrebbe trarre beneficio da una settimana vissuta all’antica, senza acqua calda, elettricità e con libri, dispositivi elettronici, farmaci, denaro e cibi raffinati tolti dalla circolazione. Come sarebbe? La vita nelle città diventerebbe quasi impossibile. Mangiare e bere sarebbe complicato. La vita sarebbe davvero dura per una settimana. Poi tornerebbe l’elettricità, l’acqua calda e tutto il resto, e saremmo un po’ più grati per queste cose che di solito diamo per scontate.

Ho fatto un esempio che riguarda cose materiali. Il concetto generale però è che solo in periodi di scarsità siamo costretti a riconoscere ciò che abbiamo. Ma non deve essere giocoforza così se ci alleniamo ad essere grati per le piccole cose quotidiane e impariamo a vivere con meno. Arrivare a questo è tanto semplice quanto prestare attenzione a ogni singolo istante.

Prendi l’abitudine di riconoscere i doni che la vita ti fa ogni giorno. Questa “propensione alla gratitudine” genera altra gratitudine, che a sua volta porta ad un’esistenza più felice e in pace. Quando apprezziamo ciò che abbiamo e dove siamo, siamo meno portati a desiderare qualcosa d’altro. La vita riguarda più l’adesso che il domani. Questo è un cambio di direzione semplice ma importante.

Infine, trova modalità controllate per uscire dalla tua zona di comfort. Medita, mettiti a dieta, fai del volontariato, vai in palestra. Prova a rinunciare a qualcosa per una settimana o un mese così che impari ad apprezzarla di nuovo. Invece di rimandare le cose scomode, falle adesso. Non avere paura di andare controcorrente. Sii onesto e assertivo con gli altri. Sono tutti atteggiamenti scomodi, ma cruciali per dare significato alla tua vita.