Tenere vivo il fuoco della pratica

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Un interessante lavoro prodotto da Jiva Jane Masheder, studentessa dell’Università di Exeter (UK), ci rivela quali sono i fattori cruciali per continuare a praticare dopo aver frequentato un percorso laico di Mindfulness.

I fattori che la Masheder individua come primari sono tre:

1. autoefficacia, ovvero credere nelle proprie capacità di organizzare e compiere certe azioni necessarie per produrre determinati risultati;
2. desiderio di prendersi cura di sé;
3. piacere e benefici della pratica.

E’ importante che l’insegnante di Mindfulness valorizzi e sviluppi tali fattori per instillare nei propri studenti il desiderio di proseguire nella pratica. Per quel che riguarda l’autoefficacia, è essenziale fare in modo che l’allievo aumenti la stima di sé e diventi consapevole di essere un potenziale meditatore. A questo scopo, l’apprendimento dovrebbe essere, ove possibile, basato sull’esperienza piuttosto che su tesi e teorie esposte dal conduttore, e dovrebbe partire dall’assunto che i partecipanti sono i soli esperti di sé stessi. Il che ci riporta a uno dei ruoli più importanti del facilitatore, ovvero quello di aiutare i partecipanti a credere nella propria capacità di praticare. Possiamo farlo in diversi modi, ad esempio sottolineando tutte le occasioni in cui sono stati “presenti”, incoraggiandoli a immaginare “risultati” realistici per la loro pratica, spronandoli a lasciare che sia il loro istinto a guidarli, e comunicando loro che la pratica di Mindfulness è accessibile a tutti ma, nonostante la sua semplicità, non è necessariamente facile, soprattutto all’inizio.

Dallo studio appare chiaro che declinare la Mindfulness come un modo per prendersi cura di sé è un buon argomento per aiutare lo studente a praticare, sebbene possa richiedere qualche chiarimento in merito al presunto egoismo di chi pratica con questa motivazione. Senza un desiderio per il proprio benessere sembra improbabile che una pratica stabile e duratura possa attecchire. A questo proposito gli studenti con bassa autostima possono incontrare qualche difficoltà ed aver bisogno di ulteriore supporto e incoraggiamento.

Anche il piacere della pratica e i benefici che se ne ottengono sono importanti motivatori. Lo dimostra il fatto che quando praticare è più difficile e i riscontri positivi sono meno immediati, gli studenti tendono a disimpegnarsi. Come insegnanti, possiamo aiutarli ricordando loro i benefici che hanno notato in precedenza e quanto sono stati importanti, e incoraggiarli a prenderne nota come futuri promemoria da rispolverare in periodi di scarsa motivazione. Il piacere e i benefici della pratica sono fattori chiave poiché, come esseri umani, siamo naturalmente attratti da ciò che pensiamo, o sappiamo per esperienza, può farci stare bene. Condividerli in gruppo può essere un rinforzo anche per i più scettici.

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