Una definizione ampiamente accettata di Mindfulness la descrive come il prestare attenzione a ciò che accade dentro e fuori di noi, nel momento presente, in modo intenzionale, saggio e non giudicante. Nella densità di significato che tale definizione racchiude, le parole “dentro” e “fuori” vengono di solito date un po’ per scontate, anche se non lo sono affatto.
Quando parliamo di “fuori”, in realtà questo non è qualcosa di esterno a noi, ma è ciò che i nostri sensi e la nostra mente ci rappresentano di esso. Questo “fuori” che vediamo, annusiamo, tocchiamo, sentiamo, gustiamo e pensiamo, è di fatto “dentro” di noi e parecchio limitato rispetto alla realtà reale, che è notevolmente più ricca rispetto a come la percepiamo.
Inoltre, la nostra personale interpretazione di ciò che i nostri sensi fisici e mentali ci permettono di conoscere, è influenzata da idee e concetti che si sono sedimentati nel nostro sistema nervoso e, salvo rare eccezioni, intercettano il momento presente deviandolo dall’esperienza sensoriale diretta e immediata verso un’esperienza indiretta e mediata da quanto la memoria e la mente ci suggeriscono su di esso.
In altre parole, il nostro contatto con la realtà è spesso ridotto o manipolato da noi stessi, se non talvolta addirittura assente. Viviamo come in un sogno e non ce ne accorgiamo.
La pratica ci aiuta a vedere le cose come sono realmente e non come esse appaiono. Osservare il respiro, i pensieri, le sensazioni fisiche, e lasciarli andare, dirada la nebbia interiore. Con il sostegno di benevolenza, pazienza e determinazione impariamo a vedere i meccanismi con cui interpretiamo la realtà.
La pratica ci risveglia dal sogno.
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